Il Consorzio Apicoltori della Provincia di Udine ha voluto pubblicare attraverso il Messaggero Veneto di oggi mercoledì 03 aprile 2019 un importante comunicato stampa per fare il punto sulla vicenda delle moria delle api. Di seguito si rende nota la versione integrale.

Moria delle api. Le tappe importanti

A partire dal 2000, solo in Italia, si sono susseguite numerose segnalazioni di gravi fenomeni di spopolamento degli alveari in diverse aree agricole, imputabili a fenomeni di avvelenamento.La causa veniva  attribuita da subito ad alcuni principi attivi particolarmente efficaci contro gli insetti e altamente tossici verso le api: i neonicotinoidi.

Le segnalazioni di morie si aggravavano negli anni seguenti, soprattutto in concomitanza delle semine di mais. Le famiglie d’api manifestavano sempre maggiori difficoltà nello sviluppo e nella sopravvivenza;  si ipotizzava  la causa di effetti a dosi subletali e prolungati a causa dell’elevata residualità dei neonicotinoidi.

Dal 2007, vista l’entità del fenomeno, diversa rispetto ai danni provocati dalle patologie tradizionali, interveniva il MIPAAF (Ministero delle Politiche Agricole e Forestali) dando il via a ricerche approfondite sul fenomeno della moria delle api.

Indagini effettuate nel corso del 2008 dagli Istituti Zooprofilattici e dal Centro Ricerche in Apicoltura distinguevano nel tempo le cause principali, determinando che le morie primaverili ed estive delle api erano attribuibili principalmente agli insetticidi neonicotinoidi,  se utilizzati, ad esempio, nella concia delle sementi, mais in particolare.

Da qui seguiva la sospensione cautelativa in Italia per l’impiego di alcuni insetticidi (imidacloprid, clothianid, thiamethoxam e fipronil) nella concia delle sementi.

Dal 2009 al 2015, ricerche condotte nell’ambito dei progetti APENET e BEENET, esaminavano in modo scientifico tutte le cause di morie delle api confermando l’impatto rilevante di certi insetticidi e di alcuni metodi di distribuzione degli stessi sulla sopravvivenza delle api.

Dopo un periodo di relativa tranquillità con una riduzione significativa delle segnalazione di moria, il fenomeno si aggravava drasticamente dal 2013 in poi.

Tra i principali indiziati vi erano alcuni principi attivi non autorizzati (come riscontrato poi, ad esempio, in Friuli Venezia Giulia) o altri autorizzati e probabilmente utilizzati in modo improprio, registrati nei campionamenti effettuati in diverse zone d’Italia dal Servizio SPIA attivato nell’ambito delle rete di monitoraggio BEENET. Tuttavia il ripetersi di spopolamenti primaverili molto gravi come quelli avvenuti nel 2014, quelli avvenuti negli anni successivi e il fatto che le segnalazioni effettuate presso gli organi istituzionali (ASL e Regione) non avessero portato ad un’analisi approfondita del problema, hanno costretto il Consorzio Apicoltori a fare un esposto alla Procura ravvisando la necessità di fare maggiore chiarezza sul fenomeno dello spopolamento primaverile. Dopo, quello che è successo lo conosciamo tutti.

Così siamo arrivati ad oggi. Nella serata di lunedì si è tenuto un incontro tra gli apicoltori professionisti della provincia di Udine per monitorare l’andamento dell’attività apistica dell’anno corrente in raffronto  alle precedenti e valutando se si siano manifestate anomalie o problemi negli apiari. La situazione è, almeno per adesso buona, anche in tutte le aree di pianura; le famiglie stanno progredendo ed è iniziata la posa dei melari. Una coincidenza o la dimostrazione che apicoltura e agricoltura con un po’ di buona di volontà di tutti possono convivere per il bene comune?

La moria delle api non è stato un fenomeno localizzato e non è stato determinato soltanto e principalmente da alcune patologie. Siamo peraltro convinti che agricoltura significhi anche apicoltura e si possa trovare delle soluzioni concertate che permettano di salvaguardare la salute delle persone, l’ambiente, la possibilità di produrre un reddito con quello che ci mette a disposizione la natura che in ogni caso è un bene collettivo che va preservato anche per coloro che  verranno dopo.

E’ alla luce di queste considerazioni che partecipiamo al tavolo tecnico convocato per giovedì dal presidente della Regione Dott. Fedriga e dall’assessore delle risorse agroalimentari, Zannier, insieme alle associazioni di categoria del mondo agricolo per un esame congiunto dei vari interessi nella speranza di considerare l’apicoltura come valore aggiunto per il mondo agricolo e per tutta la collettività, un settore che non ha mai chiesto nulla di particolare per i propri apicoltori ma si è sempre prefissato come obiettivo prioritario la salvaguardia dell’ape.

 

Il Presidente del Consorzio Apicoltori

Dott. Luigi Capponi