Domenica 21 febbraio si è svolto il consueto Meeting di Apicoltura in FVG ormai giunto alla sua dodicesima edizione. La principale novità di quest’anno è stata lo svolgimento in modalità digitale resosi necessario a causa del perpetrarsi delle restrizioni dovute al Covid 19; ciò, comunque, non  ha scoraggiato la partecipazione di associati e interessati che è stata numerosa, attenta e per la quale il Consorzio porge ancora i suoi ringraziamenti.

Molti sono stati gli argomenti trattati di cui ora verrà riportato un breve riassunto.

Prima di tutto il Presidente del Consorzio dott. Luigi Capponi ha esposto le attività svolte nel corso del 2020, fra le quali ha ricordato l’impegno per garantire il funzionamento della Commissione apistica per il nomadismo e far  ottenere l’autorizzazione a spostare le famiglie di api a tutti gli apicoltori che ne avevano fatto richiesta, nonostante il confinamento causa Covid. Ha brevemente illustrato, altresì, alcuni progetti che, ancora, sta cercando di realizzare sia per garantire alcune attività principali, sia per ottenere, con l’aiuto delle Istituzioni,  finanziamenti a favore dell’apicoltura e degli apicoltori.

L’avvocato del Consorzio Daniele Liani ha poi esposto lo stato dell’indagine della Procura della Repubblica di Udine riguardante la moria delle api e le modalità di impiego dell’insetticida Methiocarb, ricapitolandone i punti principali fino alla decisione di archiviazione avvenuta nella seconda metà del 2020. A tale decisione il Consorzio ha presentato richiesta di opposizione ed è ora in attesa di risposta da parte della Procura.

Il consigliere Marco Iob ha poi annunciato la partecipazione del Consorzio al progetto nazionale  BeeNet . Il progetto consiste in una rete di monitoraggio degli alveari ed è costituita da moduli di rilevamento ognuno dei quali è composto da 3  postazioni (più una di riserva) localizzate in siti geografici rappresentativi dei vari contesti agronomici e ambientali del territorio. L’obiettivo della rete di monitoraggio è la sistematica raccolta d’informazioni sullo stato di salute delle famiglie di api tramite rilievi apistico-ambientali e prelievi di campioni di varie matrici (api morte, api vive, covata, miele, cera, polline, ecc.) da sottoporre ad analisi di laboratorio. Il progetto in Friuli avrà inizio quest’anno e durerà 3 anni.

Roberto de Cecco ha illustrato la sua attività di tecnico apistico facendo presente che nel corso della scorsa stagione ha effettuato circa 50 visite in diversi apiari dove ha riscontrato ,soprattutto verso fine stagione, la richiesta di aiuto a seguito di segnalazioni di spopolamenti su alveari già trattati per la Varroa  e dove ha rilevato che la  causa fosse dovuta a reinfestazione dei medesimi per i trattamenti ritardati su apiari circostanti o per la presenza di sciami villici. Un’altra richiesta frequente, presente in quasi tutti i mandamenti, è stata quale comportamento fosse meglio tenere in caso di presenza di covata calcificata. Questo tipo di patologia dovuta a un micosi è di difficile risoluzione , di solito la tecnica  da usare è l’aumento della temperatura del nido restringendo nel limite del possibile le famiglie  , l’eliminazione di tutte le pupe infette sia dai telaino che dai fondi ed è consigliabile la sostituzione della regina con una nata da famiglie con buona propensione alla pulizia. Ha poi ricordato la procedura da seguire in caso di  sospetti avvelenamenti da fitofarmaci e che è la seguente: chiamare la segreteria del consorzio che provvederà ad inoltrare la segnalazione al ufficiale veterinario competente  il quale, con il tecnico apistico e gli agenti del Corpo Forestale Regionale, effettuerà i dovuti prelievi sia sugli alveari sia sulle specie vegetali. Siccome i principi attivi presenti nei fitofarmaci sono molto volatili , nell’attesa dell’intervento in apiario ha consigliato la raccolta di campioni di api morte da conservare in freezer in vasetti da 500g. Infine ha raccomandato tutti gli apicoltori di mantenere una corretta redazione del registro dei trattamenti utilizzati per combattere la Varroa,  di conservare le ricevute di acquisto dei prodotti sanitari, nonché di esporre in apiario il cartello indicatore del codice allevamento, rammentando che l’assenza di suddetto cartello implica la possibilità di ricevere una sanzione pecuniaria  in caso di controllo a campione effettuato dal personale veterinario.

Sono state presentate  poi due relazioni a cura del LAR – Laboratorio Apistico Regionale. La prima è stata esposta dal dott. Giacomo Zannin (Tesista presso il Laboratorio di Apidologia e Apicoltura) dell’Università degli Studi di Udine il quale ha spiegato come le api sono da sempre in stretto rapporto con l’ambiente in cui vivono e, con l’avvento dell’apicoltura, anche con l’apicoltore. Questi due aspetti condizionano, in positivo e in negativo, la vita dell’alveare. Lo studio iniziato lo scorso anno, tramite la distribuzione del questionario “apicoltura e ambiente”, ha verificato l’importanza delle aree naturali nella riduzione della mortalità degli alveari e l’effetto positivo della formazione degli apicoltori in termini di riduzione della mortalità e aumento di produzione.

La seconda relazione è stata presentata  dal dott. Davide Frizzera e dal dott. Riccardo Braidotti sempre dell’Università degli Studi di Udine I quali hanno spiegato che l’acaro Varroa destructor, insieme al virus delle ali deformi, è tra le principali cause di morie di api nel nostro emisfero. Per questo la nutrizione è importante in quanto garantisce il funzionamento dei sistemi responsabili del mantenimento dell’omeostasi e l’efficienza  del sistema immunitario. Attraverso studi scientifici attuati sia in laboratorio che in campo, si è dimostrato come il polline può aiutare le api a combattere l’infestazione da Varroa e l’infezione da virus delle api deformi.