COMUNICATO TECNICO DEL 5 SETTEMBRE 2017

 

Pur non avendo ancora a disposizione dei dati produttivi certi, crediamo di non sbagliare se definiamo l’annata in corso sicuramente la peggiore di sempre. Fino a primavera inoltrata di quest’anno, pensavamo che il trend negativo che ormai da almeno 5 anni attanaglia il settore ci stesse concedendo una tregua.

Le famiglie, più popolose e in salute degli anni precedenti, e le buone condizioni meteo del periodo primaverile facevano ben sperare…non sapevamo di essere davanti invece a una stagione senza acacia !!!

I raccolti successivi sono stati caratterizzati da produzioni quasi nulle di mieli monoflora, confluiti generalmente in scarse produzioni di millefiori misti a melate. I millefiori estivi, il tiglio ma soprattutto il castagno lasciavano agli apicoltori con postazioni nelle zone collinari la speranza di un colpo di coda finale. Le premesse per la produzione sul castagno erano buone: la forza delle famiglie non era sicuramente al massimo (a causa dei blocchi di covata primaverili dovuti alla fame o alla necessità di controllare sciamatura e varroa), ma le condizioni meteo erano ottime e soprattutto la fioritura del castagno, lasciato ormai alle spalle il problema cinipide, era la più bella degli ultimi 15 anni. Quale risultato? Un melario abbondante o due melari a famiglia. Sufficienti per accendere gli entusiasmi degli apicoltori che ormai da troppi anni di miele ne vedono davvero poco. Non sufficienti però a far quadrare i bilanci di un’apicoltura produttiva che deve fare i conti con le spese derivanti dai trattamenti antivarroa e soprattutto dall’alimentazione (spesso di soccorso) che sta diventando una voce di costo sempre più incidente.

 

Un’infestazione da media a elevata, le temperature estive elevate e l’assenza di importazione hanno reso particolarmente critica l’esecuzione dei trattamenti. In certe zone i blocchi e le asportazioni di covata sono stati resi difficoltosi dall’innescarsi di saccheggi, in tutte il trattamento con i timoli ha richiesto accuratezza nel dosaggio per evitare danni alle api.

Pur essendo stata notata una buona tenuta dei prodotti a base di Amitratz (soprattutto quando abbinati ai timoli), a trattamenti finiti solo le famiglie dislocate in montagna appaiono in buone condizioni. La causa delle peggiori condizioni degli apiari di pianura e collina va ricercata senza dubbio nella scarsa o nulla importazione successiva alla levata dei melari (problema comune anche alla montagna) ma soprattutto a spopolamenti ormai cronici e difficili da individuare che stanno diventando la normalità in alcune zone. In un paio di casi sono stati notati spopolamenti a carattere “acuto” con la distruzione di apiari interi nel giro di un paio di settimane.

La situazione più comune è risultata invece quella di famiglie che, nonostante la radicale pulizia dalla varroa e l’alimentazione stimolante a cui sono state sottoposte, non aumentavano numericamente come ci si sarebbe aspettati, presentando uno squilibrio tra le api di diversa età (tante api giovani/poche bottinatrici) e dove perdurano problemi di covata calcificata e casi continui di sostituzione e/o mancata fecondazione della regina.

 

Si consiglia pertanto agli apicoltori di comunicare via mail o telefono alla segreteria del consorzio casi “sospetti” come quelli sopra descritti.

 

Stato sanitario/controllo della varroa

 

Dal punto di vista sanitario va notato come debbano passare ancora almeno due mesi prima che le api smettano di volare in modo continuativo, in modo da interrompere l’allevamento della covata permettendo un trattamento di pulizia radicale con prodotti a base di acido ossalico. In questo periodo si raccomanda quindi di tenere monitorato il livello di infestazione (e i casi di re-infestazione) tramite il controllo settimanale dei fondi antivarroa. Nel caso in cui si notasse una caduta prossima ai 10 acari/giorno può essere utile intervenire nuovamente con ApilifeVar a dose intera (dal momento che le temperature saranno sicuramente inferiori a quelle del periodo estivo).

Nei casi più gravi, cioè in presenza di api sfarfallanti con ali deformi, è invece necessario intervenire subito con un’asportazione totale della covata, seguita a un giorno dall’intervento da un trattamento a base di ApiBioOxal gocciolato, secondo le indicazioni di etichetta. Tale intervento ha senso solo se praticato su famiglie o nuclei con almeno 4/5 favi coperti di api, nel caso contrario risulta conveniente riunire (dopo aver trattato comunque come indicato sopra) con altro nucleo debole.

 

Alimentazione

Dal momento che in questo periodo le famiglie stanno allevando le api svernanti (cioè quelle da cui dipenderanno la sopravvivenza e la ripresa primaverile) è fondamentale curare in maniera attenta la loro alimentazione.

Non è sufficiente infatti somministrare un’alimentazione di soccorso solo in caso di scarsità di scorte, ma è necessario stimolare l’allevamento della maggior quantità di covata possibile. Se a questo aggiungiamo che una famiglia mediamente popolosa (6/8 favi coperti da api) necessita di almeno una decina di Kg di alimento per arrivare alla fine dell’inverno, è chiaro come l’intervento da parte dell’apicoltore debba essere consistente. A causa delle alte temperature, la fioritura dell’edera è iniziata circa due o tre settimane in anticipo rispetto al solito. Questo permette alle api di fare un minimo di attività di bottinatura ma fa si anche che nel caso in cui le alte temperature perdurino, le api si trovino a metà/fine settembre di nuovo di fronte ad un “buco” di fioriture con nuovi problemi di saccheggi e re-infestazioni.

Si consiglia pertanto agli apicoltori di valutare accuratamente la consistenza delle scorte delle famiglie (soprattutto quelle molto popolose) e di intervenire con alimentazione a base di candito (per evitare saccheggi stimolati invece dall’alimentazione a base di sciroppo) nell’ordine di almeno una busta a famiglia, da ripetere in caso di necessità a fine fioritura dell’edera.

 

Tecnica apistica

Durante l’importazione dell’edera, periodo in cui comportamento del saccheggio si attenua, è opportuno intervenire con le operazioni di preparazione degli alveari all’inverno come di seguito indicato:

– stringere le famiglie su un numero di telai realmente coperti da api (l’ultimo telaio di sponda deve essere totalmente coperto)

–  procedere al pareggiamento, cercando di uniformare gli apiari portando tutte famiglie sullo stesso numero di favi

Dal momento che generalmente le famiglie non risultano in buone condizioni e perdurando i problemi di scarsità di raccolto è inutile e rischioso mantenere un numero elevato di famiglie/nuclei deboli. l’operazione opportuna consiste nel predisporli su un numero di favi non inferiore a 4 totalmente coperti da api, e procedere con riunioni nei casi in cui non si riesca ad arrivare a tale numero o sussistano problemi evidenti alle regine.

 

Al momento attuale risulta evidente l’inutilità di un’analisi costi-ricavi, vista la non economicità di annate come quella che si sta concludendo. Pare opportuno invece invitare gli apicoltori a compiere uno sforzo (non solo economico) per predisporre al meglio il patrimonio apistico in possesso e limitare il più possibile le perdite in vista della prossima stagione.

Senza illusioni.

 

Invitiamo gli apicoltori a rivolgersi con fiducia agli esperti apistici messi a disposizione dal consorzio per qualsiasi criticità legata alle operazioni sopra proposte.

 

Il tecnico apistico – Luca Poggetti