Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza su tutto quello che si sta discutendo in questi giorni in merito all’apicoltura, agli apicoltori ed ai vari contributi che dovranno essere erogati. Chi vorrà seguirmi in questo ragionamento non rimarrà deluso e, forse, avrà capito qualcosa in più in relazione a tutte le notizie che si stanno rincorrendo sui media (non è presunzione la mia, ma anche io prima avevo molta confusione in testa perché la materia è davvero complessa). Cominciamo dalle varie sigle che in questi giorni sentiamo e leggiamo come se tutti fossimo addetti ai lavori. La prima che mi viene in mente è questa: PAC. Cosa significa?

PAC: Politica Agricola Comunitaria; questa è una risorsa molto importante perché ammonta al 30% del bilancio comunitario e racchiude tutte le novità che saranno in essere a partire dal 2023. Essa ha una sua struttura particolare ed è suddivisa in due grossi Ambienti, denominati Pilastri: il Primo contemplerà i pagamenti diretti e conterrà gli Eco-schemi, cioè serie di pratiche agricole obbligatorie e l’OCM miele di cui al Reg. CE 1308/2013; ed il Secondo che contiene il PSR cioè il Piano di Sviluppo Rurale, con gli interventi settoriali.

Poi abbiamo il PSN, Piano Strategico Nazionale, ubicato all’interno della PAC (ogni Nazione avrà il suo!), anche questo è un grande ambiente e rappresenta un “progetto strategico per l’innovazione e la ricerca nel settore agricolo, alimentare e forestale” descrive la strategia e le azioni di innovazione e ricerca da intraprendere, rispondendo al dettato della prima delle sei priorità del regolamento europeo per lo sviluppo rurale.

Il Piano Strategico Nazionale.

Cosa è:

E’ un documento articolato che ogni Stato membro deve presentare alla Commissione   europea (Presidente Ursula von der Leyen), in cui vengono indicati gli obiettivi da raggiungere, le scelte politiche nazionali da effettuare e gli strumenti operativi individuati per raggiungerli.

A cosa serve:

definisce le attività ed il loro ambito, individuandone la coerenza con le politiche Regionali e Comunitarie. Serve a stabilire come ogni Stato membro intenda raggiungere i 9 obiettivi previsti per la Politica Agricola Comunitaria futura.

Com’è strutturato:

Combina tutti gli strumenti per il sostegno della PAC, i pagamenti diretti finanziati dal Feaga ( Fondo Europea Agricolo di Garanzia), le misure settoriali ( il vitivinicolo, l’apicoltura ecc.) e, pure, il PSR, Piano di Sviluppo Rurale, finanziato dal Feasr ( Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale).

Per la prima volta entrambi gli ambienti della PAC saranno accomunati da un’unica strategia Nazionale e/o Regionale.

Entrando nel merito l’Italia ha inviato una sua proposta alla Commissione Europea che può essere consultata dai più volenterosi (sono molte pagine da leggere, scritte anche in inglese ed italiano) al seguente indirizzo:

https://www.reterurale.it/downloads/Piano_Strategico_Nazionale_PAC_31-12-2021.pdf-.

 

Analizziamo meglio, ora, questo Piano Strategico Nazionale della PAC.  Questo, come già anticipato, è strutturato sulla base di due Pilastri separati. Nel Primo Pilastro è stato inserito l’Eco-schema 5 impollinatori, contenente delle misure specifiche per gli impollinatori in cui vengono determinati una serie d’incentivi rivolti, in buona sostanza, agli agricoltori affinché possano favorire la coltura di risorse nettarifere per le api, diminuire l’uso dei pesticidi al fine di ridurre drasticamente l’impatto che questi hanno su ambiente e biodiversità.

Tale Eco-Schema, quindi, interessa indirettamente l’apicoltura poiché concede delle sovvenzioni agli agricoltori che dovranno impegnarsi, per ottenere gli incentivi, a diversificare le coltivazioni prediligendo piante d’interesse apistico e salvaguardando gli impollinatori e l’ambiente con una serie specifica d’interventi ed impegni che verranno controllati.

Nel Secondo Pilastro, invece, sono state introdotte, ex novo, e specificatamente per l’Apicoltura, degli interventi agro ambientali e climatici, dette misure ACA (Agro Climatiche Ambientali), sono 30 in tutto, che afferiscono al Piano di Sviluppo Rurale (PSR) e sono rivolte, per la maggior parte, agli agricoltori che s’impegnano a definire pratiche agronomiche che possano portare un beneficio all’ambiente ed alla biodiversità; in questo contesto troviamo anche la misura agro ambientale ACA 18 che è rivolta, espressamente, all’apicoltura con benefici diretti agli apicoltori.

Questa è una misura innovativa perché, fino ad ora nessuno aveva mai sostenuto gli apicoltori. L’ACA 18, così come è definita esisteva solo in Spagna ed è stata introdotta in Italia dalla Regione Calabria che elargisce dei contributi agli apicoltori che s’impegnano ad esercitare la pratica del nomadismo per favorire l’impollinazione in territori particolarmente importanti dal punto di vista ambientale e naturalistico.

L’Unaapi, la nostra organizzazione di riferimento, ha individuato e studiato la misura ACA 18 e l’ ha identificata come l’unica che potrà permettere alle aziende apistiche di ricevere un finanziamento per il servizio di salvaguardia dell’ambiente svolto, sistematicamente, dalle api allo stesso modo di quanto previsto per gli agricoltori che pongono in essere delle buone pratiche agricole , come già è stato precedentemente evidenziato. Non è semplice raggiungere l’obiettivo sperato perché i vari benefici, che sono previsti per gli agricoltori con le misure ACA, sono concessi con una connessione strettamente diretta al concetto di superficie (per gli agricoltori i contributi sono legati al territorio coltivato) cosa, questa, che completamente manca all’apicoltura (l’art. 2135cc prevede che sia imprenditore agricolo chi esercita attività di coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali ed attività ad esse connesse anche senza utilizzo diretto del fondo. Basti pensare a chi esercita agricoltura idroponica che è considerato azienda agricola pur non esercitando la propria attività sfruttando un terreno). Forse per l’Apicoltura si dovrà cercare un altro parametro che si avvicini maggiormente al concetto allevare api, cioè prendere come riferimento le famiglie di api, le arnie popolate possedute.

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari (Mipaaf) ha recepito la proposta Unaapi ed ha inserito la misura agro ambientale e climatica ACA 18 nel Piano Strategico Nazionale (PSN) e vorrebbe che venisse attivata su tutto il territorio nazionale perché consapevole del forte impatto che avrebbe a livello ambientale ed, anche, per sostenere l’apicoltura. Questo, infatti, è un riconoscimento molto importante, da parte dei decisori politici, perché conferisce alla pratica dell’apicoltura un impatto benefico sull’ambiente. Il valore ambientale che questa misura ACA 18 sottende è fondamentale: cioè l’impollinazione; finalmente un riconoscimento chiaro ad un servizio gratuito svolto dalle api a livello mondiale.

Altro aspetto importante della misura ACA 18 è che, se attivata, potrà essere modulabile a seconda delle esigenze regionali: ogni Regione, quindi, potrà scegliere quali aree dedicare alla misura e cioè se erogare i contributi all’apicoltore nomadista oppure a quella stanziale e, pure, definire il periodo d’intervento in base alle particolari peculiarità di carattere vegetativo sul territorio.

C’è da aggiungere un’ultima notazione alquanto negativa per l’ACA 18. Come detto è la prima volta che nella PAC, fra le 30 misure agro ambientali ACA per gli agricoltori, ne viene inserita una specifica per gli apicoltori; orbene questa per essere finanziata per i vari progetti non gode di luce propria, ma dal coacervo finanziario di tutto il sistema ACA dovrà essere tolta una parte per il finanziamento della nostra ACA 18. Questo è un punto dolente perche non so fino a quanto l’Agricoltura (con le sue grandi Associazioni) si farà diminuire l’importo che fino ad ora era dedicato solo a lei. Questa è una mia amara considerazione.

Altra notazione, questa volta positiva, da aggiungere alla fine di questo mio dire, è quella che l’OCM miele (Reg. CE 1308/2013) non sparisce, ma rimane inserito nel primo ambiente della PAC; solamente avrà una decorrenza differente, cioè avrà inizio a gennaio e terminerà a dicembre. Ciò è fondamentale per coloro i quali dovranno presentare i rendiconti alle Regioni per il rimborso delle somme già spese perché più coerente e lineare; inoltre, qualche azione (od attività) verrà modificata ed alcune di queste potranno essere adattate al proprio territorio regionale (regionalizzate)

Il Presidente

                                                                                                                                                                                                                                             dott. Luigi Capponi